IL FUTURO DEI COMPOSITI

'Il futuro dei compositi? Recupero della fibra e stampa 3D'

Intervista all’ingegner Flavio Caretto del Laboratorio MATAS di ENEA, tra i parter del progetto EcoCarbonio vincitore del bando “Call Hub Ricerca e Innovazione” della Regione Lombardia

di NICOLA CATENARO

Da rifiuto a risorsa, da scarto a materia prima, il tutto con caratteristiche tecniche innovative. Questa la nuova vita proposta per le fibre di carbonio dal progetto EcoCarbonio, uno dei 33 vincitori del bando “Call Hub Ricerca e Innovazione” di Regione Lombardia, finanziato anche grazie a fondi POR-FESR 2014-2020. A parlarcene è l'ingegner Flavio Caretto del Laboratorio Materiali Funzionali e Tecnologie per Applicazioni Sostenibili (MATAS) di ENEA, tra i partner del progetto.

Ingegnere, qual è l’obiettivo del progetto?
«Il progetto EcoCarbonio ha l’obiettivo di industrializzare un brevetto depositato da Enea insieme all’Università di Bergamo in cui fibre di carbonio e scarti di produzione e tessitura, nonché fibre riciclate da processi di recupero di materiali compositi giunti a fine vita, vengono trasformate di nuovo in semilavorati nuovamente riutilizzabili sul mercato. Il concetto è semplice: le fibre riciclate diventano filati da cui si traggono tessuti e nuovi compositi».

Quali sono i principali vantaggi di EcoCarbonio?
«Ritengo che il principale vantaggio di questo progetto sia quello di sfruttare il know-how dell’industria tessile, dai filati di cotone ai materiali sintetici, per riversarlo su un’altra tecnologia che guarda alla sostenibilità ambientale senza trascurare i vantaggi economici che potrebbero derivare dall’operazione».

Su quali presupposti si basa il progetto?
«Sul fatto che nel mercato europeo sono presenti attori che già recuperano la fibra di carbonio dai materiali compositi utilizzando il processo principe - su cui peraltro Enea è stato il primo ente al mondo a depositare un brevetto - della pirolisi. Si tratta di un processo termico in cui i compositi vengono portati ad un’altissima temperatura, intorno a 500 gradi e in assenza di ossigeno, in modo da far volatilizzare la resina e recuperare la fibra di carbonio. Che però, in questo stadio, si presenta aggrovigliata e con problematiche tecniche e dunque ha un basso valore tecnico. Il progetto EcoCarbonio si occupa di trasformarla in un filato. L’altra fonte di approvvigionamento sono gli scarti di produzione che non hanno bisogno di essere rilavorati ma sono direttamente riutilizzabili».

Quale sarà secondo lei il futuro dei materiali compositi?
«Il futuro dei materiali compositi, dal punto di vista tecnologico, è riuscire ad automatizzare i processi di produzione passando dalla laminazione tradizionale a processi di additive manufacturing, cioè stampa 3D che parli ai materiali compositi utilizzando anche materiali recuperati e quindi avendo come obiettivo anche la sostenibilità ambientale».

Questo però non risolve il problema della produzione per alti volumi.
«Sono convinto che in futuro le cose andranno diversamente. Diverse aziende si stanno organizzando in questo senso anche per fronteggiare il problema degli alti volumi produttivi».

CHI È
Flavio Caretto lavora come tecnologo per ENEA, Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, nel Centro Ricerche di Brindisi. Ingegnere dei materiali, ha esperienza ventennale in attività di ricerca e sviluppo nel campo delle fibre tecniche e dei materiali compositi con esse rinforzate.
Il suo principale interesse è lo sviluppo di tecnologie finalizzate ad incrementare la sostenibilità ambientale dei materiali compositi a matrice polimerica. Come dimostrato dalle diverse pubblicazioni scientifiche, ha un’importante esperienza nel campo del riciclo delle fibre di carbonio. Su questo tema ha coordinato per ENEA numerosi progetti scientifici nazionali ed internazionali.

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