MONDO ACCADEMICO

Come realizzare una pinna da surf ecosostenibile con i compositi

Un lavoro, portato a termine da una studentessa dell'università di Catania, ha ottenuto il primo premio della competizione internazionale Ansys International Materials Selection Challenge 2024

Sport, passioni e... ricerca. La testimonianza che riportiamo di seguito, a firma di una studentessa dell'università di Catania, dimostra come le idee migliori nascano e possano svilupparsi, a volte, grazie alle attività che svolgiamo nella nostra quotidianità.

di IVANA PICCOLO *

Fin dall’inizio del mio percorso accademico ho coltivato un forte interesse per i materiali compositi e le loro applicazioni sostenibili. Accanto a questo, c’è una passione che mi accompagna da anni: il surf. La possibilità di unire studio e passione si è concretizzata grazie a un progetto universitario che mi ha permesso di progettare e realizzare una pinna da surf ecosostenibile, portandomi a scoprire il potenziale dell’ingegneria applicata ai biopolimeri e alla salvaguardia dell’ambiente.

Questo lavoro ha ottenuto il primo premio della competizione internazionale Ansys International Materials Selection Challenge 2024, che ha visto in gara ben 80 team da tutto il mondo e ha valutato il caso studio come il migliore tra i sette finalisti invitati a Madrid.

Durante il secondo semestre dell’anno accademico 2023/24 ho partecipato a un’attività di laboratorio presso il Laboratorio Polimeri e Compositi dell’Università di Catania, sotto la guida del professor Claudio Tosto, ricercatore del DICAR e con la supervisione del professor Gianluca Cicala. Insieme a due colleghi di Ingegneria Meccanica (Calogero Virzì e Giovanni Sanfilippo), ho lavorato alla progettazione di una eco-friendly surfboard fin, combinando simulazione, selezione avanzata dei materiali e tecniche di manifattura tra cui stampa 3D del core e laminazione manuale con fibre composite.

Il progetto è nato dall’idea di sviluppare un oggetto tecnico, come una pinna, unendo performance meccanica e impatto ambientale ridotto. Per selezionare i materiali abbiamo utilizzato Ansys Granta EduPack seguendo la metodologia Ashby, basata su KPI specifici (bassa densità, alto modulo di Young, resistenza ai raggi UV e all’acqua salata, contenuto bio-based). La simulazione del comportamento idrodinamico è stata effettuata con Ansys Fluent.

La struttura finale della pinna è un sandwich composito a tre strati (carbonio–lino–carbonio), legati da una resina epossidica bio-based riciclabile e con un core in policarbonato stampato in 3D. La scelta di un sistema di bioresina completamente riciclabile, reso possibile grazie al lavoro di ricerca del Laboratorio Polimeri e Compositi dell’Università di Catania consente il disassemblaggio della pinna a fine vita, permettendo di recuperare sia i materiali compositi che gli eventuali sensori integrati nella struttura per monitorare lo stile di surf e ottimizzare il redesign del componente in una logica di riuso e rigenerazione ciclica.

Oltre alla parte teorica, abbiamo realizzato fisicamente il prototipo con tecniche di hand lay-up e post-cura in autoclave, unendo studio e manualità. Questo progetto ha rappresentato per me un primo, concreto approccio ai compositi e alla laminazione, fornendomi le basi teoriche e pratiche che ho poi potuto approfondire e rafforzare durante il mio tirocinio presso Advanced Composites Solutions Srl, azienda leader nella produzione di componenti in fibra di carbonio.

* Studentessa del corso di laurea magistrale in Chemical Engineering for Industrial Sustainability presso l’Università di Catania

Archiviato in: Mondo accademico, Biocompositi
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