STAMPA 3D

Stampa 3D e compositi per la missione spaziale dei PocketQube

La struttura del sistema di rilascio è stata costruita dall’azienda italiana CRP Technology per conto della compagnia scozzese Alba Orbital

C’è molta tecnologia italiana nella prossima missione spaziale che prevede il lancio in orbita di nove picosatelliti (o PocketQube). La struttura del sistema di rilascio è stata costruita dall’azienda italiana CRP Technology per conto della compagnia scozzese Alba Orbital.

E’ stata proprio la PMI high-tech di Glasgow ad annunciare pochi giorni fa il successo dell’integrazione dei picosatelliti in vista dell’imminente missione Alba Cluster 3, denominata "Quel periodo dell'anno", che rappresenterà – con ben nove satelliti coinvolti - il più grande lancio di PocketQube nella storia fino ad oggi.

I nove picosatelliti sono stati integrati in AlbaPod v2, l’unico sistema al mondo di rilascio di PocketQube collaudato nello spazio. È stato interamente stampato in 3D da CRP Technology, che ha utilizzato la tecnologia della sinterizzazione laser selettiva e il materiale composito ad alte prestazioni Windform XT 2.0 (rinforzato con fibra di carbonio), che appartiene alla famiglia dei materiali compositi Windform TOP-LINE creata dalla stessa CRP Technology).

Il gruppo di 9 PocketQube include il primo picosatellite della Turchia, Grizu-263a, progettato da un team di studenti di ingegneria dell’Università Zonguldak Bülent Ecevit e chiamato così in onore del disastro della miniera di carbone di Kozlu risalente al 1992.

Al team Grizu si sono unite altre prestigiose università come Ariel University e TU Delft.

La missione Alba Cluster 3 è prevista a dicembre 2020 con il razzo vettore Falcon 9 di SpaceX su orbita eliosincrona.
 

 

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