IL FUTURO DEI COMPOSITI

«Per l’auto è venuto il tempo di lavorare sui materiali»

Intervista a Mauro Tedeschini, già direttore di Quattroruote e oggi a capo del portale Vaielettrico.it

di NICOLA CATENARO

Portale Compositi prosegue la serie di interviste sul futuro dei compositi alla ricerca di una chiave interpretativa che anticipi i tempi e consenta di vedere oltre gli schemi tradizionali cui siamo abituati. È la volta del giornalista Mauro Tedeschini, già direttore di Quattroruote e oggi a capo del portale Vaielettrico.it. La nostra conversazione, come si potrà immaginare, parte dalle auto.

Il futuro dei compositi è legato strettamente al futuro delle auto. Come immagini l'auto del futuro, quella che guideremo tra venti anni?
«Non posso che immaginarla elettrica, anche se fare scommesse a vent’anni è molto complicato. Parliamo del 2043, epoca in cui la nuova generazione delle batterie allo stato solido (e chissà quali altre tecnologie) sarà nel pieno della maturità. Ma ci sarà un grande sforzo per ripensare completamente le auto, con materiali più leggeri e pesi più sostenibili, dopo la sbornia degli ultimi due decenni legati alle norme sui crash e alla sbornia dei Suv. Quando si parla di auto del futuro, però, non mi soffermerei solo sul veicolo in sé: ci sarà una rivoluzione legata all’uso, al fatto che sempre meno persone acquisteranno l’auto e sempre di più grazie al digitale la noleggeranno solo per l’uso che ne faranno, assieme ad altri mezzi: scooter, bici, monopattini...»

L'auto elettrica, oggi, potrebbe beneficiare dei compositi la cui leggerezza compenserebbe il peso ancora notevole delle batterie. Sembra facile, ma non accade. Perché, secondo te?
«Per una questione di costi e anche di una certa pigrizia da parte dei costruttori. Per ora si lavora soprattutto sul famoso Cx, sull’efficienza aerodinamica, ma costruttori come Volkswagen e soprattutto Renault annunciano che è venuto il tempo di lavorare sui materiali».

Attualmente, nonostante annunci, proclami e previsioni, l'auto elettrica non decolla. Dal tuo punto di osservazione, cosa vedi all'orizzonte e cosa dicono i dati?
«L’auto elettrica non decolla in Italia, dove c’è un’atavica resistenza al cambiamento e dove politica, media hanno condotto una campagna forsennata contro l’alternativa dell’elettrico. Ma nei grandi Paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito siamo ben oltre il 10% di quota di mercato (in Germania si sfiora il 20%), con una crescita costante. Da noi siamo al 2,9%. Certo, pesanti i prezzi, ma in realtà ci sono anche modelli elettrici accessibili e comunque il nostro resta uno dei Paesi in cui si vendono più auto premium tedesche, quindi le ragioni sono più complesse».

Oggi l’auto elettrica, domani l’auto ad idrogeno. Corretto?
«Non credo, l’idrogeno presenta dei vantaggi, tra cui rifornimenti molto più veloci, ma ha il grande limite che costruire una stazione di rifornimento ha costi al momento improponibili, mentre per rifornire un’auto elettrica basta qualsiasi spina in garage. Se guardiamo all’efficienza della propulsione a idrogeno ed elettrica pura, vediamo che quest’ultima è nettamente migliore. La convinzione diffusa è che l’idrogeno si affermerà (in parte) sui mezzi pesanti, sui treni, sulle navi, cioè sui mezzi che fanno sempre lo stesso percorso e per i quali ha senso costruire stazioni di rifornimento nei luoghi che toccano abitualmente».

La passione per i motori sembra non appartenere all'attuale generazione di giovani. Qual è il motivo di questa disaffezione?
«La tecnologia vincente non è più quella del motore, ma quella del digitale, l’auto è considerata un oggetto del secolo scorso e si porta dietro un retaggio fatto di problemi di inquinamento e di mortalità stradale. Questo condiziona le nuove generazioni, mentre un tempo era considerata l’equivalente del famoso “stivale delle sette leghe” (gli stivali magici dell’omonima fiaba, in grado di far compiere al possessore sette leghe con un solo passo, ndr)».

I brand iconici e di successo delle supercar sono spesso nati in Italia. Oggi, di questa storia italiana (a parte Ferrari e qualche altro esempio) non resta moltissimo. Perché?
«Non sono d’accordo, questa storia resta e anzi cresce di anno in anno. Basta guardare i bilanci di Ferrari, Maserati e Lamborghini per vedere numeri finanziari in crescita e nuove assunzioni. Il problema è che stiamo perdendo il treno dell’automotive di massa e che per l’atteggiamento di cui parlavo sopra, con numeri di mercato così miseri, gli investimenti in nuovi stabilimenti legati all’elettrico vanno dappertutto in Europa tranne che da noi».


CHI È
Mauro Tedeschini, modenese, classe 1955, laureato in legge, è un giornalista che ha diretto diversi quotidiani e periodici, tra cui La Nazione, Italia Oggi, IL Quotidiano Nazionale QN, Il Centro e Quattroruote. Ha lavorato inoltre per il Corriere della Sera e per il Resto del Carlino, di cui è stato vicedirettore. Per 10 anni è stato presidente del Museo Enzo Ferrari di Modena (nella foto). Da sempre appassionato di temi legati alla sostenibilità, nel 2017 ha fondato il portale Vaielettrico.it, che oggi è leader in Italia nel settore, con oltre un milione di utenti unici.

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